Un'etica senza Dio by Eugenio Lecaldano

Un'etica senza Dio by Eugenio Lecaldano

autore:Eugenio Lecaldano [Lecaldano, E.]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Economica Laterza
ISBN: fb57ac8c306bffc24768e3240960c7ecf1fe3eb3
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2008-03-14T16:00:00+00:00


2.4. Una sensata decostruzione dell’idea di Dio

Nella prospettiva secolarizzata si può spiegare non solo l’origine della vita, la specie umana e l’etica stessa, ma anche la genealogia dell’idea di Dio e la religione. Riguardo a ciò, grande è l’oblio della riflessione filosofica del passato.

Già Hume si proponeva nella sua Storia naturale della religione (1757) di descrivere la religione come un fenomeno naturale, con un’origine umana. Una prospettiva che è stata poi fatta valere da antropologi come Edward Burnett Tylor (1832-1917) e Sir James Frazer (1854-1951). Da questo punto di vista, la prima forma di religione degli esseri umani non è stata di tipo monoteistico, ma piuttosto politeistica e idolatra. I documenti mostrano come originariamente sono state le irregolarità, i prodigi e le calamità naturali impreviste a suggerire l’esistenza di poteri sovrannaturali. Come spiegava Hume: «le prime idee della religione sorsero non già dalla contemplazione delle opere della natura, ma [...] dalle incessanti speranze e timori che agitarono la mente umana». Queste, dunque, le basi psicologiche che spinsero gli esseri umani a riconoscere «numerose divinità imperfette e limitate»: fu l’esigenza di attenuare la tensione prodotta dalla paura e dall’insicurezza del futuro che indusse gli uomini a credere in divinità che potevano garantirli contro l’ignoto. È questa la ragione per cui le religioni, così fortemente ancorate alle passioni umane, sono difficilmente attaccabili dal ragionamento. Su questa base, Hume presentava una diagnosi della capacità della ragione di dissolvere definitivamente le tenebre delle religioni meno semplicistica di quella degli illuministi Denis Diderot (1713-1784) e Voltaire (1694-1778). Un realismo – quello di Hume – che riceve ampie conferme dal tempo che stiamo vivendo, segnato da eventi destabilizzatori che instillano negli uomini l’insicurezza e la paura e quindi il bisogno di rifugio nelle religioni.

Ma laddove Hume forniva una spiegazione del bisogno religioso dell’uomo, altri si sono misurati con l’interpretazione dei contenuti stessi dell’idea di Dio nelle religioni monoteistiche. Ad esempio, Ludwig Feuerbach (1804-1872) derivava dalla stessa mente umana la genesi dell’idea di Dio. È attraverso tale idea, infatti, che l’uomo ha potuto prendere coscienza di alcuni dei caratteri che gli sono più peculiari, proiettandoli in un essere trascendente che li comprende tutti. La coscienza che l’uomo ha di Dio è la coscienza che egli ha di se stesso, proiettata e alienata in un altro essere. Dio è il luogo immaginario in cui egli può vedere realizzati i suoi bisogni e superati i suoi limiti.

Non diversamente, una spiegazione naturale del fenomeno religioso e dello stesso cristianesimo veniva data da Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900), che si proponeva di mostrare come «Dio stesso si rivela come la nostra più lunga menzogna». Anche secondo Nietzsche l’origine della credenza in Dio è legata alla paura e all’insicurezza. Nella sua diagnosi, Dio è morto e a ucciderlo sono stati gli stessi uomini di fede con il loro eccesso di devozione. Nietzsche riteneva anche di poter diagnosticare – con quel profetismo e tono oracolare che rende spesso lontano il suo discorso dalla filosofia che ispira questo saggio – che nel nostro tempo sono



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